Nel 2000 la giornalista canadese Naomi Klein scriveva nel saggio “No Logo” che “le aziende impiegano sempre più forze e denaro sul marchio e sulla proposta di una serie di valori immateriali ed ideali da collegare ad esso, con lo scopo di crearsi una propria fetta di monopolio”.
Oggi, la Coop investe un milione di euro per lanciare la campagna “Acqua di casa mia” invitando gli italiani a bere più acqua del rubinetto o se si vuole comprare acqua spiega che la Coop ha raddoppiato le fonti di approvvigionamento dell’acqua a marchio proprio. Questa disponibilità di fonti permette di ottenere una riduzione della distanza media che le bottiglie percorrono, con evidenti risparmi, oltre ai benefici per l’ambiente.
Ogni volta che un’azienda utilizza il marketing per fare qualcosa di utile per me, per te, per la collettività viene screditata perché si dà sempre per scontato che se un’azienda fa qualcosa per scopi di marketing ci sia sotto qualcosa di losco. E’ ovvio che vuole raggiungere i suoi obiettivi per vendere di più o per acquistare notorietà o per altro ma se tutto questo viene fatto con reale vantaggio per la collettività o per l’ambiente che male c’è?
Io credo che un’azienda ha il diritto di fare qualcosa di buono per vendere di più. Viva le aziende che credono nel marchio e che utilizzano la forza del proprio marchio per trasmettere gli ideali in cui credono e perché no, per aumentare il proprio fatturato.
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